EDUCATORI: STOP ALLA GIUNGLA DEI TITOLI DI STUDIO Salvaguardando chi lavora senza titolo. Audizione in Parlamento sulla legge Iori per la rete ReNOS e Educatori Uniti.
Manca ancora mezz’ora all’inizio dell’audizione e i rappresentanti delle associazioni degli educatori e dei pedagogisti vengono fatti accomodare in una sala davanti all’aula delle commissioni.
L’audizione verte sulla proposta di legge Iori che vuole mettere ordine alla giungla dei titoli di studio nel campo educativo. Dopo un incontro a fine Luglio con l’on. Iori, gli Educatori Uniti contro i tagli e la Rete ReNOS hanno potuto portare i loro contributi alla legge.
“Una volta a Montecitorio sono arrivate dopo pochi minuti l’on. Milena Santerini (Per l’Italia) e l’on Vanna Iori (PD) a darci il benvenuto. Come noi invitati all’audizione c’erano Agostino Basile dell’associazione PEDIAS, Mariangela Grassi per l’ANPE, Alessandro Prisciandaro per l’APEI e Domenico Simeoni docente di pedagogia all’Università Cattolica di Brescia” racconta Stefania Tenan (EducatoriSenza Diritti di Monza e ReNos) “Con quest’ultimo abbiamo sin da subito iniziato a parlare del mondo educativo trovandoci in sintonia su diverse questioni. Ci siamo lasciati auspicando ad un possibile convegno nell’università di Brescia “
Simeoni ha sintetizzato il suo intervento andando al cuore della difficile questione che riguarda gli educatori laureati in classe 18 ( Lauree in scienze dell’Educazione e della Formazione) e degli educatori laureati in classe 2 (Lauree nelle professioni sanitarie e della riabilitazione), chiedendo che per gli educatori laureati in classe 18 che operano nei “servizi di integrazione socio sanitaria per i quali sono previste competenze sia riferite all’ambito sanitario sia educativo si possano aprire delle possibilità di partecipare ai concorsi(…)”.
Salvatore Della Capa (Educatori Uniti contro i talgi e ReNOS) racconta che “l’arrivo a Montecitorio è una importante tappa di un lungo percorso nato circa un anno fa a Bologna”, dove lui per primo ha voluto fortemente lavorare sul tema del riconoscimento dei titoli di studio degli educatori, ma con una sottolineatura in più:
“Vogliamo che la legge Iori non dimentichi gli educatori senza titolo” ribadisce Della Capa durante l’intervento in aula. “Quello che si vuole evitare è che in un’identità professionale in costruzione si creino già due livelli distinti, un educatore di serie A e uno di serie B. Inoltre si vuole scongiurare un problema occupazionale di enorme portata”.
Sappiamo infatti che decine di migliaia di educatori lavorano da decenni senza laurea dato che, al tempo del loro inserimento lavorativo, non era presente nessuna condizione strettamente necessaria riguardo a titoli accademici e il bisogno di operatori sul territorio era alto. Oggi questi lavoratori, che hanno dato avvio a diversi servizi sui territori, acquisendo esperienza, competenza e avendo fatto del lavoro educativo la loro fonte di reddito, si trovano a rischio di non vedere riconosciuta formalmente la loro esperienza decennale e potenzialmente di poter essere lasciati senza lavoro.
“Vorremmo che nelle mansioni dell’educatore si rinforzi una mansione che già gli educatori svolgono ovvero quella del formatore”. Incalzato dalla presidente della commissione Della Capa conclude velocemente il suo intervento su un tema importante più volte affrontato durante gli incontri nazionali degli operatori sociali. Molto spesso agli operatori più anziani viene richiesta una sorta di tutoring nei confronti degli operatori più giovani. “Nella mia carriera lavorativa” esemplifica così Stefania Tenan “ho lavorato per circa dieci anni in un servizio in cui ho visto transitare molti colleghi alle prime armi. Con passione mi sono adoperata come potevo a trasmettere loro le mie competenze non senza fatica, però anzi vivendo momenti di difficoltà perché questo compito, richiestomi dalla mia coordinatrice, doveva essere svolto durante la normale giornata lavorativa. Mi riducevo a fare slalom tra le già molte cose da fare, senza nessun mandato formale e quindi con i conseguenti nervosismi delle altre colleghe che si trovavano a dover svolgere dei ‘pezzi’ di lavoro al posto mio mentre io ‘formavo’ le nuove colleghe.Ovviamente il tutto senza nessun tipo di riconoscimento economico.”
L’intervento di Mariangela Grassi (ANPE) propone essenzialmente di istituire l’ordine dei pedagogisti e l’ordine degli educatori, ritenendo la presente proposta di legge dannosa in quanto “creerebbe, se entrasse in vigore, più confusione di quella che c’è già”. Con gli albi le due figure sarebbero secondo l’Anpe “riconosciute, disciplinate e acquisterebbero delle garanzie in ambito professionale”.
Puntuali e meticolose le osservazioni riportate da Agostino Basile (Pedias) in riferimento a norme di legge e riferimenti erroneamente riportati nella proposta. Punta il dito anche sul poco spazio dato alla figura del pedagogista sin dalla prolusione. Viene chiesta da Pedias l’abolizione degli articoli 3,4,6 e 10 inerenti alle mansioni del pedagogista e dell’educatore dato che “vanno a delimitare gli ambiti applicativi del lavoro e renderebbero difficile il futuro professionale di ciascuno(…)qualora ci fosse la possibilità di lavorare in altri ambiti non descritti dalla legge”. Ultimo ad intervenire Prisciandaro (Apei) “una proposta di legge che aspettavamo da un ventennio”.
Un’audizione che a visto voci multiple confrontarsi sul tema della regolamentazione dell’educatore e del pedagogista e proporre soluzioni, aggiunte, variazioni alla proposta di legge 2656, da cui può dipendere molto del futuro di tali figure professionali.