General
La piattaforma (6) diciamo no…
Rifiuto della concorrenza
Noi riteniamo di essere lavoratori del Bene Comune, senza distinzioni. Rifiutiamo la logica della concorrenza, della gerarchia e della competizione, che suddivide i lavoratori del welfare tra dipendenti pubblici e privati, li spezzetta in mille cooperative, associazioni e fondazioni, mettendoli in concorrenza secondo la logica di mercato, a discapito della qualità dei servizi, della dignità del lavoro, dei diritti di lavoratrici e lavoratori e della loro fatica. Bisogna invece fare fronte comune: invece di farsi concorrenza tra di loro le organizzazioni sociali devono unirsi per non accettare più passivamente i tagli che i committenti fanno alla qualità dei servizi e alle condizioni di lavoro. Bisogna cercare alleanze importanti con le associazioni di utenti e le famiglie, raccontando loro tutta la verità, invece di cercare stupidamente di “tenerle buone” facendo solo un favore a chi fa i tagli ai servizi.
Rifiuto dell’autoritarismo
Nel nostro lavoro di tutti i giorni abbiamo imparato che l’unica maniera corretta di lavorare è quella basata su rapporti paritari e negoziali, in cui le persone e i gruppi costruiscono insieme identità e progetto. Per questo rifiutiamo l’autoritarismo in tutti i campi: nei rapporti tra Enti pubblici e soggetti del no-profit, e all’interno del no-profit stesso. Rifiutiamo i trasferimenti punitivi a chi osa sollevare obiezioni, i ricatti continui per costringere le persone ad accettare tagli di salari e orari o condizioni peggiori di lavoro. Tutte queste sono modalità di funzionamento che non sono più partecipative, ma burocratiche e amministrative.
Rifiuto del verticismo
Le cooperative e gli Enti no-profit sono stati gestiti per un trentennio quasi sempre dagli stessi gruppi dirigenti, che con il tempo hanno scelto di stare dalla parte dei committenti, delle istituzioni, delle logiche aziendaliste e privatiste e non dalla parte dei propri soci, delle lavoratrici e dei lavoratori. Ormai questa casta verticista che si è impadronita delle organizzazioni sociali non tutela più né gli utenti né chi lavora, ma difende solo le sue poltrone e le sue amicizie. Rifiutiamo questi metodi e chiediamo una democrazia che non sia solo l’elezione del CdiA ogni tre anni, ma prassi quotidiana, con l’elezione dei referenti/coordinatori da parte delle équipe di lavoro, la discussione nelle équipe dei progetti, degli appalti, dei budget economici, la partecipazione ai “tavoli” con le committenze ecc.
Non accettare più il ritardo dei pagamenti, diritto al pagamento regolare delle retribuzioni di chi lavora
Ormai ci sono numerose leggi e sentenze che stabiliscono che gli Enti pubblici devono pagare i loro debiti entro 60-90 giorni, eppure non succede niente. il ritardo dei pagamenti da parte degli enti pubblici costringe le cooperative ad indebitarsi (rischiando a volte il fallimento) per cercare di far fronte alle spese e al pagamento dello stipendio dei lavoratori.Chi lavora percepisce solo parte della retribuzione spettantegli e con notevole ritardo, non compensato da alcuna maggiorazione e stenta a sopravvivere, a pagare bollette, affitti, mutui, asilo dei figli… Tale indebitamento, sia delle cooperative che dei singoli lavoratori, genera interessi passivi che li impoveriscono e arricchiscono solo le banche, con i nostri soldi!
La piattaforma (5) Basta sfruttamento e ricattabilità “per il bene dell’utenza”
Basta sfruttamento e ricattabilità “per il bene dell’utenza”
Il nostro impegno non dovrà mai più essere usato come un’arma contro di noi. Per troppi anni ci hanno ricattati facendo leva sulla retorica del sacrificio per il bene degli utenti.
In questo modo hanno potuto approfittarsi dei nostri sforzi, scaricando sulle nostre spalle tutte le responsabilità di gestione e di copertura dei servizi.
Questo sistema, con la complicità di alcuni politici, sindacalisti, centrali e cooperative, ha prodotto un fittizio risparmio per lo Stato e gli Enti Locali utilizzato per interessi di lobby particolari e, a volte, personali.
I tagli e i conseguenti risparmi ottenuti dalle politiche di austerity sono stati spesso impiegati in opere e in settori non essenziali rispetto ai bisogni essenziali garantiti dalla Costituzione.